martedì 15 dicembre 2015

AUFWIEDERSEHEN BERLIN

Erano anni che sognavo di visitare Berlino. Studiando tedesco al Liceo mi rimasero impresse nella mente le immagini di quel fatidico 9 novembre 1989 che il professore ci faceva vedere per allenare la comprensione linguistica utilizzando i telegiornali del tempo. Successivamente, durante un corso di storia e letteratura tedesca, mi ritrovai a dover presentare una tesi su un argomento a scelta riguardante la capitale e io scelsi " l'arte del Muro: graffiti e murales". Mi si aprì un mondo che non conoscevo e mi ripromisi che avrei dovuto assolutamente vedere dal vivo ciò che avevo presentato in Powerpoint.



Purtroppo -come spesso accade quando le aspettative sono così alte- si può rimanere delusi. Forse colpa del grigiore invernale che mai rende giustizia alle città ma ho impiegato quasi tre giorni per farmi un'opinione di Berlino e sono arrivata alla conclusione che non è una città da vedere, ma da vivere, possibilmente a lungo per assaporarne la vera essenza.

Non fraintendetemi...non dirò mai che la porta di Brandeburgo non è un monumento degno di fotografia o che l' Holocaust Mahnmal non sia toccante, ma passeggiando per i lunghi viali ho avuto sempre la sensazione di essere catapultata indietro nel tempo, in quegli anni '80 sovietici che avevo visto in televisione, con un'architettura imponente che mi faceva pensare a mille occhi nascosti dietro le finestre e impauriti da quello che stava succedendo nel mondo, in Germania, in una Berlino spaccata a metà.
Mi sembrava di respirare l'assurda politica di allora e solo Potsdamer Platz con la sua modernità mi ha riportato nel 2015.  Per i primi tre giorni ho giudicato Berlino quadrata, grigia, anni '80.
Poi la parentesi natalizia dei tanti mercatini ci ha catapultato in un'atmosfera ovattata deliziando olfatto e gusto (e come dico sempre "il vin brulé scalda l'anima"); abbiamo curiosato tra le bancherelle del mercato delle pulci, passeggiato per quartieri residenziali e scoperto locali caratteristici e unici, scoprendo forse la Berlino vera, quella dei (pochi) Berlinesi che vi abitano, ma che comprano l'albero di Natale e se lo portano a casa in metropolitana. Abbiamo visto la Berlino dai bei palazzi e quella dei garage ricoperti di graffiti, le vie dello shopping internazionale e le botteghe vintage accanto ai ristorantini etnici, pezzi di muro qua e là e mille cantieri aperti visibili dal Panoramapunkt in Potsdamer Platz. Una città sospesa tra un passato che vuole dimenticare ma che si percepisce forte nell'angosciante Topografia del Terrore e un futuro fatto di migliaia di persone provenienti da tutto il mondo che sperano di realizzare qui i loro sogni.
Berlino è una città che ha sofferto moltissimo nella storia, è stata bombardata, distrutta, ricostruita e poi divisa e ora si afferma come la capitale più cool d'Europa; ed è per questo che dovrò ritornare, per osservarla, capirla e viverla. E allora...aufwiedersehen Berlin!




COSA VEDERE:
Avendo a disposizione quattro giorni abbiamo scelto di non visitare i musei famosi della Museuminsel, nonostante ce ne siano alcuni veramente degni di nota. Dato il mio fortissimo interesse nei riguardi della storia del Muro ci siamo dedicati molto a musei (peraltro gratuiti)e luoghi storici legati alla divisione delle due Germanie.

  • EAST SIDE GALLERY: imperdibile tratto di muro che testimonia la sofferenza creata dalla divisione della città e dipinta dai grandi Thierry Noir, Birgit Kinder e Kani Alavi. Alcuni sono in fase di "pulitura" e protetti da transenne. La troverete un'esperienza emozionante se riuscirete ad evitare i tantissimi pullman che sostano a bordo strada.
  • GEDENKSTATTE BERLINER MAUER: il più importante monumento che ricorda le vittime del Muro che correva lungo Bernauer Strasse. Il sito spiega gli elementi di cui era composta la barriera divisoria compresa la terribile "striscia della morte". Dall'altra parte della strada c'è un bookshop dove proiettano filmati originali di quegli anni.
  • TRANENPALAST: comodissimo da raggiungere poiché dietro a Friedrichstrasse Banhof. Rappresenta un interessante spaccato della vita quotidiana ai tempi del Muro: si tratta infatti del luogo dove i berlinesi dell'Est dovevano dire addio ai loro parenti occidentali venuti in visita e dove sono raccolti ora foto e oggetti dell'epoca.
  • CHECKPOINT CHARLIE: era il principale punto di passaggio per gli alleati e i diplomatici che avevano il permesso di transitare tra le due parti della città. Diventato molto turistico merita una visita per l''esposizione fotografica gratuita che si trova dall'altra parte della strada.
  • ALEXANDERPLATZ: vestita a festa sembra anche una bella piazza, dominata dall'imponente  Fernsehturm (368m) con tanto di ristorante panoramico.
  • TOPOGRAFIA DEL TERRORE: la mostra fotografica sorge nel luogo che un tempo era sede delle istituzioni più temute del Terzo Reich. Il percorso - completamente gratuito - illustra i passi dell'ascesa al potere del Nazionalsocialismo e le barbare conseguenze in Germania e in Europa. La visita è molto toccante e non vi lascerà indifferenti.
  • POTSDAMER PLAZT: la piazza di presenta oggi come il centro nevralgico della città


    reinterpretando in chiave moderna ciò che era prima della guerra. Uffici, negozi e grattacieli fanno da cornice ad alcuni segmenti del muro (tra i quali il frammento dipinto da Thierry Noir) e sculture all'aperto di Keith Haring. Sembra impossibile che negli anni della divisione delle due Germanie questa piazza fosse un piazzale sterrato e deserto situato al confine dei territori americani e russi. Solo dopo la caduta del muro il nuovo centro commerciale e direzionale è diventato simbolo della ricostruzione della città.
  • PANORAMAPUNKT: l'ascensore più veloce d'Europa vi porta in men che non si dica a m100 per una vista a 360° sulla città. Sulle pareti di mattoni rossi una mostra fotografica racconta la Berlino bombardata prima e divisa in due poi. Un interessante percorso per capire meglio la storia travagliata e complessa della capitale tedesca. La salita costa € 6,50.
  • BUNKER DI HITLER: nulla resta della roccaforte sotterranea che ospitò Hitler nell'ultimo periodo della sua vita. Completamente raso al suolo dai Russi durante l'avanzata ospita oggi un parcheggio e un pannello informativo che lo descrive.
  • HOLOCAUST MANHMAL: il monumento commemorativo alle vittime ebree durante il
    Nazismo si compone di 2711 stele simili a sarcofagi che incutono un senso di disorientamento e claustrofobia una volta che si inizia a girare tra di esse.
  • PORTA DI BRANDEBURGO: porta di accesso alla città è sicuramente una tappa obbligata. All'epoca del muro era intrappolata nella Berlino Est mentre oggi è sede di ambasciate. Da qui inizia il lungo viale Unter den Linden, di cui una parte è pedonale, mentre alle sue spalle vale una passeggiata l'enorme parco cittadino Tiergarten.
  • REICHSTAG: il centro del potere politico tedesco si presenta come un imponente edificio sormontato da torri ai quattro angoli e da una possente targa in bronzo che riporta la scritta " Al popolo tedesco". La visita alla cupola di vetro è gratuita ma va prenotata con largo anticipo sul sito www.bundestag.de oppure bisogna presentarsi la mattina presto all'ufficio prenotazioni anstistante il Parlamento e registrarsi. Vengono fornite audioguide gratuite anche in Italiano che accompagnano lungo il percorso a spirale fino ad arrivare in cima, da dove si gode una vista mozzafiato.
  • MAUERPARK: ritrovo di Berlinesi e turisti la domenica, quando un grande mercato delle pulci espone oggetti d'antiquariato utili e di dubbio gusto, cianfrusaglie inutili e abiti originali vintage, idee regalo e bigiotteria, ricordi dell'era comunista, vinili e vecchi mobili. Per una pausa dallo shopping ci sono bancarelle di cibo etnico e biergarten.

ESSEN UND TRINKEN (mangiare&bere):

A Berlino non morirete certo di fame, tantomeno di sete! Dagli eleganti Café alle stube tipiche passando per Street food e birrerie bavaresi l'arte di stare a tavola è arrivata anche qui. Ecco dove abbiamo speso la maggior parte dei nostri soldi.... :

  • Nel quartiere di Kreuzberg non potete perdere l'evento settimanale del giovedì: Lo Street Food Thursday. Dalle 17 alle 22 nel mercato coperto Markthalle Neun potrete gustare piatti completi e cibo di strada proveniente da ogni angolo del pianeta a prezzi assolutamente accessibili. Noi abbiamo provato delle polpette di polpo giapponesi e crepes cioccolato e banana, il tutto ovviamente annaffiato da una dissetante Radler!
  • MAX UND MORITZ: in realtà non siamo riusciti a cenare perché era strapieno, ma la sua notorietà sul web e il menu esposto ci ha lasciato con l'acquolina in bocca.
  • CURRYWURST: andare a Berlino senza mangiare il Currywurst sarebbe come venire in Italia e non provare la pizza. Ogni chiosco di strada li serve nel panino morbido, con aggiunta volendo di ketchup o mayonese e patatine fritte. Addirittura ci sono i Currymen, venditori ambulanti di wurstel. La cosa divertente è che non c'è un'ora precisa per mangiarli, ma ogni momento della giornata è buono!
  • AUGUSTINER AM GENDARMENMARKT: è una birreria bavarese dove si possono gustare stinco di maiale, wurstel di ogni tipo, brezel e altri piatti tipici della tradizione del sud. Frequentato anche dai locali, è un luogo dove riscaldarsi durante le fredde giornate Berlinesi. I prezzi sono medio-alti per lo standard della città. La birra - inutile dirlo - eccezionale.
  • HOFBRAUHAUS BERLIN: immensa birreria in stile Bavarese dove camerieri in costume
      tipico servono i Mas (boccali di birra da un litro). Qui regnano il caos e la confusione di tavolate allegrotte e band musicali in un'atmosfera stile Oktoberfest.
  • ZUR KLEINEN MARKTHALLE: piccolo, rustico e intimo non lontano da Moritzplatz. Servono piatti della tradizione tedesca ad un prezzo davvero onesto. Da provare assolutamente la zuppa di funghi e aglio!
  • BERLINER REPUBLIK: è un piccolo locale vicino alla fermata Friedrichstrasse dove i prezzi delle birre variano ogni 5 minuti come in Borsa! Sugli schermi posizionati nel locale scorre l'andamento della domanda/offerta dei drink e si deve ordinare prima che il prezzo cambi!
MERCATINI DI NATALE

Devo ammettere che se non fosse stato per tutti i mercatini natalizi presenti a Berlino, non avrei giudicato la città allo stesso modo: le luci, i profumi e le musiche creano un'atmosfera di festa ovattata e serena e invogliano ad una sosta golosa e rifocillante.
Alla continua ricerca di vin brulé e di altre delizie ne abbiamo visitati molti. Ecco si seguito la mia opinione:

  • MERCATINO DI ALEXANDERPLATZ: nonostante ci avessero detto di evitarlo perché troppo turistico abbiamo deciso di farci un salto e di fermarci anche a mangiare. E' abbastanza grande e ci sono molte casette di legno che vendono oggetti natalizi, articoli regalo, dolci e molti altri cibi. Mi sono piaciuti molto il grande carillon e la giostra coi cavalli. I prezzi sono leggermente più alti degli altri mercatini, ma non improponibili.
  • ROTES RATHAUS: in un parco poco lontano da Alexanderplatz c'è questo piccolo ma delizioso mercatino molto meno affollato. Lo stile è ovviamente lo stesso: casette di legno che vendono ogni golosità dolce e salata. Quando si prendono il vin brulé o lo Jagertee si paga una cauzione che viene restituita quando si riconsegna la tazza, altrimenti si possono tenere e collezionarle tutte! All'ingresso c'è anche la pista di pattinaggio.
  • AM GENDARMENMARKT: questo grande e affollato mercato natalizio si trova nella piazza tra le due chiese gemelle. Nei giorni feriali si paga l'ingresso di € 1. Qui, oltre a Biergarten e cucine a vista, ci sono intagliatori di legno e musicanti.
  • POTSDAMER PLATZ: la pioggia ci ha spinti a ripararci sotto le casette di legno di questo piccolo mercato non eccezionale se non per la presenza di una pista da sci per bambini e altri intrattenimenti per i più piccoli.
  • SPANDAU: il mercato natalizio di Spandau (a circa 20 minuti di metro da Alexanderplatz) è sicuramente il più autentico, grande e divertente della città. Per tutto il quartiere si snodano le solite casette di legno dove viene venduto ogni genere di leccornia, da mangiare e da bere! E inoltre, abbigliamento invernale, giostre per bambini e decorazioni. L'atmosfera è davvero magica, con le famiglie che portano i bimbi a mangiare lo zucchero filato e i cori che intonano canti natalizi.
  • MERCATO DI SANTA LUCIA A KULTURBRAUEREI: è un pittoresco mercatino natalizio all'interno della vecchia fabbrica di birra. La particolarità sono le capanne in stile scandinavo che vendono oggetti e prodotti del nord Europa.






































domenica 29 novembre 2015

RISI & SORRISI - VIETNAM 2015

24/10
Complice lo scalo ad Abu Dhabi il volo verso Ho Chi Minh City sembra meno lungo del previsto nonostante siano quasi 24 ore che siamo in giro, tra fusi orari e una lunga attesa a Fiumicino.
I 33 gradi di Saigon sono carichi di umidità e smog, migliaia di motorini sfrecciano in ogni direzione (a parer nostro casuale) suonando e cercando di evitare ogni ostacolo, dalle auto al turista spaventato, e ambulanti che spuntano da ogni angolo tentano di vendere la merce più variegata, dalla coloratissima frutta tropicale, al ragno in cornice alla povera tartaruga pronta - ahimé- per essere cucinata. L'Asia ci accoglie con un frastuono di luci e colori, musica assordante, traffico impazzito e sorrisi, tanti sorrisi.

25/10

Welcome to Saigon, o meglio Ho chi Minh City, ma anche "la città dei motorini", e -perché no- "la città di coloro che vivono nel loro negozietto e mangiano Bun Cha (spaghetti di riso con maiale e verdure) sulle loro piccole seggiole blu". Chiamatela come volete ma questa città vi lascerà a bocca
aperta e vi ritroverete a camminare in un periodo storico non bene identificato a cavallo tra passato e futuro, tra templi antichissimi e grattacieli ultramoderni, dove anziane signore in abiti tipici cucinano in strada per sfamare giovani alla moda con tanto di Iphone alla mano (che magari trasportano un paio di galline sul motorino).
Dal finestrino osservo il paesaggio mutare in una campagna verdissima e rigogliosa dove le donne sono chine sui campi di riso e non alzano mai lo sguardo da sotto il loro cappello a cono; ovunque sorgono piccoli templi in memoria dei cari defunti che le famiglie vogliono tenere sempre vicini a sé.
A introdurci la cultura vietnamita è la nostra guida Peter, il cui vero nome è Khan ma che da piccolo si faceva chiamare Meo affinché gli spiriti cattivi non lo portassero via e il cui cognome non poteva essere pronunciato perché uguale a quello del Presidente.
Arriviamo a My Tho dopo esserci fermati in una bellissima area di sosta con almeno tre ristoranti all'aperto, palme e giardino di ninfee e veniamo accolti da un caldo soffocante che segna la fine della stagione delle piogge. Il Mekong si presenta davvero maestoso ai nostri occhi, immenso e incredibilmente marrone, scorre lento e silenzioso,  la sua gente è timida e rispettosa ma sempre con un bel sorriso in volto; a bordo della nostra giunca ci addentriamo curiosi in uno dei bracci del delta, tra fabbriche di caramelle al cocco, vegetazione tropicale e baracche di pescatori tra le quali spunta l'umilissima dimora della rematrice che ci comunica a gesti di avere tre bambini e ci indica orgogliosa una capanna di fango e lamiere.

Un carretto ci accompagna poco lontano dal fiume in un ristorante dove servono per pranzo le specialità locali a base di riso e pesce che buttiamo giù volentieri con vino di cocco e grappa al serpente.
Visitiamo il tempio di Vinh Trang con le sue imponenti statue di Buddha in pietra bianca rappresentanti il passato, il presente e il futuro e ne approfittiamo per accendere qualche incenso.
Per cena optiamo per il ristorante Ngon in 160, Pasteur street, che mi sento vivamente di consigliare per l'ottimo rapporto qualità-prezzo delle portate, la gentilezza dello staff e l'ambiente originale e pulito con cucina a vista.

MY TRAVEL TIPS:


- Abbiamo soggiornato all'hotel due stelle Saigon Europe & Spa  carino e confortevole, con camere piccole ma pulite, un'ottima colazione tipica vietnamita e un centro massaggio da 10 e lode (massaggio vietnamita da 60 minuti per soli 14$ ed eseguito da mani esperte e professionali). Il plus è sicuramente lo staff di una gentilezza e cordialità incredibile.
- Nessuno rispetta semafori e precedenze, né si fermano sulle strisce: avanzate piano e con passo costante...saranno loro a evitarvi!
- In Saigon Square c'è un mercato coperto dell'abbigliamento: molti pezzi sono falsi ma qualcosa di buono si trova. Un esempio? La giacca imbottita The North Face con cartellino ed etichetta (e tuttavia dubitiamo ancora dell'originalità) a $ 60 trattabili.

26-27-28/10

Mi trovo nel cuore del Quartiere Vecchio di Hanoi dove rumori e odori si fondono in un mix caotico e affascinante al quale ormai mi sto abituando. Gli ultimi due giorni sono stati così frenetici che a fatica metto a fuoco la sequenza di cose fatte, ma devo farlo perché non voglio perdermi neanche un attimo delle emozioni che questo meraviglioso Paese mi sta dando.
Lunedì abbiamo visitato i Cu Chi Tunnel che si snodano lungo 250 km nella regione a nord di Saigon costruiti inizialmente sotto il dominio francese e ampliati durante il conflitto americano; il percorso si svolge all'interno di un bosco dove sono ancora visibili e percorribili in parte le gallerie di profondità fino a 10 metri che per anni furono la casa, l'ospedale, i laboratori di 13.000 persone considerate ribelli. La nostra guida - un simpatico ragazzo che a sua volta ha passato i suoi primi due anni di vita nei tunnel - ci illustra i vari escamotage usati dai Vietcong per intrappolare i soldati americani, frutto di menti  laboriose e ingegnose disposte a tutto per difendere le loro terre. Gli spari che provengono dal poligono mi fanno rabbrividire mentre cerco di capire nel modo più discreto possibile come oggi  si rapportino i Vietnamiti agli Americani e quanto peso abbia ancora la guerra nei ricordi di chi ha solo qualche anni più di me. Ed ecco la risposta: " Nessuno voleva quella guerra ma è successa e basta. Non ha senso rimuginare sul passato, dobbiamo guardare avanti e volerci bene. Noi accogliamo i turisti per mostrar loro quanto è bello il nostro Paese, non per ricevere pietà. E quindi sorridiamo e cerchiamo di avere positività intorno a noi". Chapeau.
E questi sorrisi - che vedo negli occhi dei bimbi incuriositi per strada e degli anziani seduti assorti sui loro sgabellini blu - non posso far altro che ricambiarli.

Il 27 ottobre arriviamo a Da Nang molto tardi, dopo un'ora e mezza di transfer per l'aereoporto di Ho chi Minh City (per fare solo pochi km!) e un volo Jet Star in ritardo di due ore. L'hotel Thai Binh III di Hoi An si trova a circa 40 minuti, su una strada costeggiata da resort lussuosi e ormai deserta; è abbastanza carino e in zona centrale, salvo per la muffa sulle pareti e il mega scarafaggio che si aggira per la stanza...
Alle 8 siamo già belli pimpanti per l'incontro con la nostra nuova guida, un ragazzo timido ma simpatico che ci accompagna prima al mercato ancora deserto dove possiamo vivere uno scorcio di realtà quotidiana tra banchi di pesce fresco e carne esposta all'aria e poi alla bella spiaggia di Hoi
An per un rinfrescante break di metà mattina. Pedaliamo per qualche chilometro in mezzo alle verdi risaie, incontriamo molte donne al lavoro che alzano la mano in segno di saluto e altre persone del posto felici di condividere con noi il loro miglior inglese. Facciamo una passeggiata negli orti per capire quali erbe useremo nella cooking class che si rivelerà essere un'esperienza divertente e il pranzo cucinato da noi sarà davvero gustoso! Salutiamo la nostra guida chef con un abbraccio e dobbiamo insistere un po' per dargli la mancia: nessuno se la aspetta e tantomeno la chiede ma questi ragazzi sono davvero professionali e cordiali e si meritano qualche dollaro in più.
Hoi An è una vivace cittadina sul fiume illuminata da centinaia di lanterne che rendono l'atmosfera magica; tuttavia, essendo affollata di turisti a tratti mi ricorda le nostre località balneari, con tanto di mercatino serale e buttadentro sulla soglia dei locali.


MY TRAVEL TIPS:
- a Hoi An abbiamo cenato presso Morning Glory, segnalato dalla Lonely Planet. Il ristorante è molto noto tra i turisti ma offre un menu tipico rivisitato in chiave moderna con qualche aggiunta speciale dello chef. Il personale è gentilissimo e il prezzo ancora di più: due piatti unici, due birre e una vodka vietnamita $14.
- per le escursioni ci siamo affidati a Amovietnam che organizza principalmente tour privati anche in italiano. Avendo scelto l'opzione più economica del tour di gruppo con guida in lingua inglese si sono appoggiati a Atravelmate: in entrambi i casi ho trovato professionalità, simpatia e risposte veloci via email. In loco si possono acquistare escursioni a prezzo inferiore ma consiglio sempre di informarsi su Internet sull'affidabilità delle agenzie. Nonostante avessimo prenotato il tour di gruppo eravamo solo in 4 durante la visita al Mekong, 11 ai Cu Chi tunnel e 2 alla cooking class, mentre abbiamo visto autobus con 30-40 persone della nota Sinh Tourist.
- I transfer da e per l'aereoporto possono essere prenotati con l'albergo ($ 18-20 a tratta). Il taxi costa un po' meno ma attenti alle truffe: a Hcmc ad esempio esistono solo due compagnie ufficiali,  Mai Linh e Vinasun. Le altre si differenziano per una lettera e possono riservare brutte sorprese.

28/10 HANOI
A primo impatto ci è sembrata anche più caotica di Hcmc con il suo dedalo di viuzze del Quartiere Vecchio che ne fa una meta perfetta per appassionati di Street food e fotografia reportage. Infatti scattiamo a più non posso per immortalare una vita quotidiana molto diversa da quella cui siamo abituati: ognuno qui può esercitare un'attività commerciale e spesso il luogo del negozio e dell'abitazione privata coincidono. Dalle prime luci dell'alba e fino al tramonto i cuochi di strada incantano i passanti con sapori e odori che permettono agli abitanti di svolgere la loro attività preferita, e cioè mangiare ad ogni ora e in ogni angolo le specialità della tradizione, come il Bun Cha, Il Pho e altre mille varianti di zuppe, noodles e involtini. I vietnamiti - e in particolare gli abitanti di Hanoi - amano passare il loro tempo in strada a chiacchierare, sorseggiando un Ca Phe (un caffè ottenuto dalla "caduta" della miscela che si può gustare freddo con ghiaccio o caldo con latte) oppure una Bia Hoi( una birra super economica che trovare nei ristoranti locali a partire da $ 0,25) ovviamente appollaiati sui soliti sgabelli blu.
Ho l'impressione che Hanoi non sia stata ancora attaccata dal turismo di massa e si percepiscono fortemente le radici culturali in un mix di tradizioni e modernità che rende la città unica e genuinamente vera. I giovani in sella al motorino si incontrano per strada mentre i più anziani continuano le loro faccende sui marciapiedi ma tutti hanno tempo per un sorriso sincero e un saluto.

Oggi incontriamo Thu, una studentessa universitaria che lavora come guida volontaria per esercitare la pratica della lingua Italiana; CiaoVietnam è un'associazione no profit che consiglio vivamente di contattare perché le ragazze sono molto simpatiche, oltre che ben preparate e conoscitrici della città. Vistiamo il Museo Etnografico che si trova un po' fuori dal centro (15 min in taxi sono costati $4): è molto interessante in quanto spiega la vita di alcune delle 50 etnie che abitano il Paese; merita anche la parte esterna dove sono riprodotte capanne e palafitte.

Poi ci spostiamo al celeberrimo Tempio della Letteratura che fu la prima università in Vietnam nel lontanissimo 1076. La struttura è composta da cortili, laghetti e statue e vale sicuramente la pena visitarla.

La nostra passeggiata finisce al tramonto sulle sponde del lago Kiem.



MY TRAVEL TIPS

- per attraversare la strada dovete armarvi di pazienza e coraggio: procedete lenti e non fermatevi mai bruscamente, i motorini procedono a velocità costante e saranno essi ad evitarvi. E' incredibile la quantità di motocicli e veicoli che procedono in tutte le direzioni apparentemente senza senso, ma no ho mai visto un incidente.
- Hanoi va vissuta, non vista. Prendetevi del tempo per passeggiare tra le strade del quartiere vecchio, i  cui nomi  fanno riferimento alla tipologia di merce venduta. Perdetevi tra i vicoli, parlate con la gente, giocate con i bambini.
- Noi abbiamo soggiornato a Hanoi Sky Hotel che consiglio vivamente per la posizione (a 10 minuti dal Quartiere Vecchio e dal lago Kiem), per la pulizia eccellente, per le stanze ampie e luminose e per il personale squisito e gentilissimo!


29/10 BAIA DI HALONG


La Baia di Halong era uno dei posti che più desideravo vedere in assoluto. Abbiamo prenotato su Booking.com la Viola Cruise e organizzato il pick up in albergo. La strada è lunga e dissestata e arriviamo al porto dopo 4 ore di tragitto. Ci sono decine di barche, agenzie e compagnie che organizzano soggiorni da 1 a 7 notti, i percorsi e le attività sono sempre gli stessi ma cambia la qualità della barca e dei servizi offerti a bordo.
Dopo un buon pranzetto visitiamo in kayak il villaggio galleggiante di Vung Vieng dove ormai sono rimasti pochi pescatori rispetto al passato e ci fermiamo alla spiaggia di Ti Top. Da qui partono i 400 gradini che portano in cima al promontorio da cui si gode una vista mozzafiato sulla baia (armatevi di tanto fiato se non volete rischiare come me di morire a metà rampa).
Al rientro sulla barca ci aspettano un aperitivo in musica e una deliziosa cena imperiale. La presenza di decine di barche ormeggiate rovina un po' il panorama tuttavia ci sono molti momenti durante la navigazione per godere di questo luogo magico in solitaria.
Il giorno seguente -dopo la lezione delle 06:00 di Tai Chi che ovviamente non facciamo perché stiamo benissimo sotto le coperte-  visitiamo la stupenda grotta della Sorpresa: il caldo umido e la folla sono insopportabili ma lo scenario particolare e colorato della grotta è appagante.
Torniamo sulla barca per un pranzo veloce e rientriamo al porto, dove ci aspetta il bus per Hanoi.
All'hotel incontriamo Thuy, un'altra simpaticissima studentessa che ci guida per le vie della città in uno Street food tour coi fiocchi! Finalmente con un'interprete a disposizione ci avventuriamo in minuscoli ristoranti locali (compresi quelli sui marciapiedi) e proviamo ogni sorta di delizia culinaria.
Devo dire che in Vietnam abbiamo sempre mangiato molto bene: i piatti tradizionali sono gustosi e ricchi di sapore (ad eccezione del terribile coriandolo che spunta a sorpresa in numerose pietanze).
Thuy è davvero carina, ci racconta molto della vita e della cultura vietnamite.

31/10 IL VILLAGGIO DELLA CERAMICA

Questa mattina partiamo con Thuy alla volta di Bat Trang, un villaggio della ceramica a 30 minuti da Hanoi dove si possono visitare i laboratori artigianali e comprare stupendi servizi da the o altri oggetti decorativi. Dopo la tempesta tropicale che fa allagare addirittura l'autobus torniamo in città e recuperiamo gli zaini per andare a prendere il treno per Lao Cai. La stazione sembra un vecchio capannone in disuso e c'è un po' di confusione per la conversione dei voucher in biglietti ma riusciamo presto a salire sulla nostra carrozza.

01/11 SAPA

Dopo un pittoresco viaggio su un treno degli anni '70 sobbalzando di continuo su letti duri come marmo arriviamo a Lao Cai, dove aspettiamo 3 ore per prendere il bus diretto a Bac Ha. Stanchi e affamati ci accoccoliamo sul bus e osserviamo dal finestrino le risaie a terrazza, i bambini che
portano i buoi al pascolo e gli immancabili motorini carichi di ogni sorta di materiale. Il mercato domenicale di Bac Ha è un luogo vivace e coloratissimo dove le donne dell'etnia H'mong si incontrano per vendere e comprare abiti, verdura, carne e animali, noncuranti dei turisti che le osservano e fotografano curiosi. Sulla strada ci fermiamo per visitare un piccolissimo villaggio di case fatte di fango e bambù con tetto in amianto: l'arredamento è pressoché inesistente e gli strumenti di vita quotidiana sono rudimentali. Intorno a un grande focolare un uomo sta facendo il vino di riso mentre un bimbo di circa due anni si rotola felice nella cenere. Nonostante queste persone siano molto povere non chiedono mai l'elemosina, piuttosto tentano di vendere i loro oggetti
artigianali peraltro molto belli. Se per caso passate di qua portate qualche giocattolino, delle caramelle o dei vestiti pesanti perché l'inverno può essere molto rigido. Prima di arrivare a Sapa facciamo di nuovo a tappa a Lao Cai alla frontiera con la Cina.

02/11 SAPA

Dopo una bella dormita al Fansipan incontriamo la nostra guida H'mong, una minuta ragazza di 23 anni che ci accompagna - insieme a un nutrito gruppo di altre donne in abiti tradizionali e con i loro neonati fasciati sulla schiena - in un trekking medio-facile di 5 ore attraverso sentieri ripidi e fangosi tra le risaie a terrazza. Le donne sembrano timide e riservate ma fanno un sacco di domande nel loro migliore inglese e non voglio pensare che tutto questo loro interessamento sia solo perché alla fine del cammino cercano di venderti tutta la merce che si sono portate nella gerla....
Dopo pranzo proseguiamo sul sentiero incontrando la tribu dei Muong le cui donne indossano abiti bianchi e rossi e sono meno insistenti nel vendere i loro prodotti. Rientrati a Sapa facciamo una doccia all'ufficio del turismo dove avevamo lasciato gli zaini e facciamo un giro in paese per comprare un po' di abbigliamento The North Face a prezzi ridicoli.


MY TRAVEL TIPS:
- La merce venduta in Vietnam non è originale al 100%: ad esempio i prodotti Goretex sono prodotti nella fabbrica reale tuttavia l'azienda madre dà in dotazione etichette e quant'altro per l'assemblaggio dei pezzi che potrebbero essere non originali ma con cartellini di marca. Inoltre la vicinanza della Cina favorisce il mercato del "tarocco" visto che i Vietnamiti non hanno bisogno di visto se rimangono nel Paese meno di 24 ore.





03/11 PHU QUOC

Dopo un viaggio in treno notturno migliore dell'andata ma comunque traballante raggiungiamo l'aereoporto di Hanoi per il volo verso Phu Quoc. L''isola ha una dimensione di 574kmq e si trova nel mar della Thailandia al largo della costa occidentale vietnamita ed è orlata di spiagge bianche e vegetazione rigogliosa. Il resort che abbiamo scelto si chiama Phu Van Resort ed è situato a Long Beach dove si susseguono alberghi e guesthouse sulla spiaggia. Credo non sia il periodo ottimale per visitare l'isola perché il mare è colmo di piccole medusette a forma cilindrica.

04/11 PHU QUOC

Abbiamo noleggiato un motorino per 10$ e iniziamo l'esplorazione della parte sud dell'isola, passando per Duong Dong, il villaggio più grande, che non offre molto a parte un Night Market dove mangiare pesce fresco. Visitiamo le cascate di Suoi Tranh (ingresso circa 1$) che si raggiungono dopo una breve passeggiata nel bosco: le cascate non sono nulla di eccezionale tuttavia ci
rigeneriamo con un tuffo nell'acqua fresca. La seconda tappa è la spiaggia di Bai Sao raggiungibile percorrendo 10 minuti di strada sterrata (con tanto di buche vulcaniche e pozze...); è una spiaggia selvaggia con solo un paio di ristorantini e l'acqua è un po' mossa. Qui non troviamo i sorrisi e la cordialità a cui eravamo ormai abituati (in realtà avremo questa sensazione in tutta l'isola) e ci dirigiamo quindi verso il villaggio di pescatori di An Thoi dove gironzoliamo un po' tra la gente e ci rendiamo conto della povertà in cui vivono, nonostante Phu Quoc stia diventando una meta turistica molto nota agli occidentali (come dimostrano gli "ecomostri" che spuntano come funghi dalla vegetazione). La sosta successiva prevede la visita del carcere-lager di Nhatu Phu Quoc, costruito dai francesi alla fine degli anni '40 ma utilizzato durante la guerra americana per imprigionare e torturare i "ribelli comunisti". I pannelli esplicativi rendono perfettamente l'idea delle barbarie a cui venivano
sottoposti i prigionieri. Vale sicuramente la pena per comprendere meglio un pezzo di storia di cui non si sa ancora abbastanza e oltretutto l'ingresso è gratis. Con la tristezza negli occhi ci rimettiamo in marcia e imbocchiamo una strada che secondo la mappa dovrebbe condurci al resort ma ci sono delle pozzanghere così profonde che rischiamo di rimanere impantanati! Procediamo a passo d'uomo per 10 minuti ma desistiamo quando arriviamo ad un incrocio senza cartelli e riprendiamo la strada principale. La sera - nonostante il temporale tropicale che non accenna a smettere - ceniamo al Dinh Cau Market con pesce fresco cucinato al momento.
Phu Quoc è famosa per le perle ma non siamo riusciti a visitare nessun allevamento; ne abbiamo viste in vendita dappertutto ma abbiamo dubitato della loro autenticità...

05/11

Oggi il cielo non promette nulla di buono e facciamo la spola dalla piscina alla veranda, dove - birra alla mano e sedia a dondolo - ci gustiamo il nostro unico giorno di vero relax in due settimane.
Mi concedo anche 60 minuti di incredibile massaggio vietnamita per soli 15$.

Per cena optiamo per un localino sulla spiaggia (Lien Hiep Thanh, ristorante dell'omonima guest house che consiglio vivamente per la qualità del cibo, i prezzi bassissimi e la cordialità del personale) dove ci servono un gustosissimo barracuda alla griglia.

06/11

Un vecchio bimotore che emette rumori sinistri ci riporta sulla terraferma e a dir la verità siamo molto felici di ritornare a Saigon nel primo hotel in cui siamo stati. Qui ci accolgono a braccia aperte con sorrisi e mille domande sul nostro viaggio. Dedichiamo la giornata all'acquisto di souvenir e ci concediamo l'ultima fresca Bia Hoi.

07/11

Quando sei in coda per il check-in in attesa del volo di rientro ti senti sempre un po' spaesato e svogliato, pensando a ciò che hai vissuto e alle innumerevoli ore di volo che ti aspettano. Mi viene un po' d'ansia quando il mio zaino non passa il controllo (pare abbiano voluto verificare che il caffè non fosse in realtà altro) ma per fortuna tutto si risolve velocemente.
Decolliamo alle 19 circa. Guardo Saigon dall'alto e già penso a quando potrò atterrare qui di nuovo.

L'ANEDDOTO

Quando si torna da un viaggio come questo ci si sente -in un certo senso - migliorati. Hai visto cose a cui non eri abituato, hai parlato con gente che ti ha regalato immensi sorrisi, hai pensato più di una volta che sei davvero fortunato ad avere la vita che hai. E allora -in questo mix di relax post-vacanza e consapevolezza da viaggio in Asia - capita che chiedi ad una signora dov'è il gate di imbarco per Roma perché sui tabelloni non compare. E questa - maleducata e acida come lo yogurt  scaduto - ti risponda: "ma non vedi che è questo, dove vuoi che vada altrimenti? " . BENTORNATA IN ITALIA ELISA!





                                              















martedì 8 settembre 2015

EXPO - IMPRESSIONI A CALDO

Forse abbiamo scelto la giornata sbagliata, ma a causa di impegni lavorativi non potevamo che andare di sabato 5 settembre, ovvero il giorno che ha registrato il record di ingressi battendo la giornata del 29 agosto che aveva contato ben 157.801 persone e arrivando ad un picco di 200.000.
Code...allo specchio

 L'affluenza sta aumentando rapidamente nelle ultime settimane, complici le belle giornate di settembre e l'aria fresca che scaccia l'afa dei mesi estivi. Nella sola settimana dal 24 al 30 agosto sono invece 861.553 le persone che hanno deciso di visitare la grande esposizione mondiale, inaugurata nel 1851 in Inghilterra in piena epoca industriale e sviluppatasi nei decenni con temi differenti.

Expo Milano 2015 ha suscitato dall'inizio perplessità e opinioni contrastanti. Io non mi sono schierata e ho ritenuto opportuno farci una scappata per vedere coi miei occhi di cosa si trattava.
L'organizzazione è iniziata qualche giorno prima con l'acquisto dei biglietti tramite la Coop che ci ha fatto risparmiare € 13 a testa. Peccato però che i biglietti andavano registrati sul sito di Expo creando un account personale (e ho dovuto fare 4 account diversi per i componenti della mia famiglia!) e inserendo la data della visita - questa operazione non è obbligatoria ma ai tornelli si riservano il diritto di lasciarti fuori se c'è troppa gente...


Poi è iniziato il dilemma del trasporto: c'è da dire che vi si arriva benissimo con tutti i mezzi e alla fine abbiamo scelto l'auto, non abbiamo trovato trovato traffico e abbiamo parcheggiato comodamente al P2, pagando € 16 (contro i € 12 del parcheggio di Arese, un po' più lontano ma servito da navetta), siamo saliti sullo shuttle bus e in 5 minuti eravamo davanti all'ingresso.
Se le biglietterie erano vuote, tutte le 200.000 persone erano accalcate agli ingressi per i controlli di routine tipo aereoporto, Un lungo corridoio coperto e sopraelevato ci conduce all'ingresso Fiorenza e da lì inizia la nostra visita.

Ci sono code infinite ovunque, ai padiglioni, ai bar, alle fontanelle dell'acqua...un fiume di persone che si riversa in ogni angolo dell'esposizione e si prepara a lunghe attesa sotto il sole. Eh già, perché per visitare i famosi padiglioni "più belli" si parla fino a 4 ore di attesa (per l'esattezza 3h40 per il Giappone e 4h Emirati Arabi). La coda per visitare il padiglione Nepal si rivela più "breve", solo 1h30, e abbastanza deludente in realtà: un tempietto con all'interno un Buddha e un ristorantino dove assaggiamo 5 polpette di maiale speziate per € 6.

Lungo il Decumano, la via principale lungo la quale si snodano i vari pavillons, ci sono bancherelle finte che espongono prodotti altrettanto finti: dalle verdure al pane alla carne una sfilata di sfiziosità di plastica... capisco il problema della fame del mondo ma non sarebbe stato più utile mettere un mercato vero con prodotti in vendita...?

Storditi dalla folla, ci incamminiamo alla ricerca di qualcosa da vedere e e facciamo la coda per l'Iran che si rivela abbastanza interessante nella presentazione delle sue coltivazioni di piante aromatiche, ma nulla di stupefacente.

Kiss me, I'm Irish
Visitare il Padiglione Italia è impossibile, così come quello dei Vini e quindi ci avventuriamo nell'ardua impresa di ricerca di cibo.
Si sente ormai dall'inizio che i prezzi siano proibitivi... ora, sicuramente una famiglia che ha già speso cento euro di biglietti non può permettersi un cannolo (peraltro secco a detta mio papà) a € 4 ma non ho trovato questa esagerazione, sarà che sono abituata a Firenze ma comunque:
- acqua naturale e gassata gratis alle fontanelle;
- una coppetta di gelato € 2,50
- un piatto degustazione di farro, prosciutto, olive, carciofi e funghetti € 5
- un cheeseburger € 9
- una croque baguette ( metà baguette al forno farcita con formaggio fuso e prosciutto o bacon) € 7
- una birra in bottiglia € 3
- panino con porchetta € 5
- kebab di cioccolato € 4
- piatto degustazione con calice di Prosecco € 10

il Vietnam e le sue risaie
Ho visto poi molti ristoranti che offrono il menu self service a 15-20 euro ma bisogna girare un po' per trovare delle buone proposte (in ogni caso sul sito c'è una sezione interamente dedicata al food).
Di certo a digiuno non si resta: dall' American street food truck alla salumeria Beretta, dai ristoranti etnici dei padiglioni alle varie proposte Italiane regionali ce n'è per tutti i gusti.

La visita continua con il padiglione americano. Interessanti le coltivazioni a parete verticali e i pannelli solari che cambiano colore in base ai raggi UV e bella la terrazza.

Mi è piaciuto il padiglione Oman, in pieno stile arabo con tanto di palme e riproduzioni di alimenti locali.

particolare del Padiglione Nepal
Molto suggestivo anche quello del Qatar, dove - dopo una presentazione dei piatti tipici (ma anch'essi di plastica!) si procede lungo una spirale in discesa guardando un video proiettato nella parte centrale.
Ho trovato simpatico il piccolo padiglione dell'Indonesia che ci ha accolto con una sorridente ballerina e una dimostrazione di un ballo tipico. All'interno c'è una riproduzione in legno delle isole dell'arcipelago che contiene le principali produzioni di spezie.

I padiglioni africani sono quasi tutti piccoli e senza troppa coda ma principalmente all'interno vendono prodotti di artigianato locale.


coltivazioni verticali in America

COSA MI E' PIACIUTO: 


  1. Tutti i padiglioni da fuori sono bellissimi. Forse meriterebbe la visita solo per gli esterni: ognuno di forma e colore diversi ma a mio avviso capolavori di architettura e fantasia.
  2. L'atmosfera tipica del luogo nei ristoranti etnici e la vivacità di punti-aperitivo quali Terrazza Martini e birrificio Moretti o la food area vicino al Padiglione Olanda.
  3. All'interno dei padiglioni ogni spiegazione è fatta con pannelli multimediali e touch screen, che rende l'esperienza anche divertente.
  4. I balli/canti tipici che si trovano gironzolando qua e là per i padiglioni.
COSA NON MI E' PIACIUTO:

  1. Troppa troppa troppa gente! Prendete Gardaland in una giornata estiva. Ecco peggio. Perché almeno lì scarichi l'attesa con una botta di adrenalina. A expo se ti va bene ti fai una cultura sui metodi di coltivazione dell'orzo del Paese.
  2. Giustamente ad ogni Padiglione c'è l'ingresso prioritario per disabili, passeggini e donne in gravidanza. Preparatevi a farvi sorpassare mentre siete in coda da due ore da molti furbi che approfittano della mancanza di controlli....
  3. I bagni. sporchi e puzzolenti. ma almeno qui- strano a dirsi-  niente coda.
  4. L'insufficiente numero di sedie, panchine o poltroncine: io mi sono seduta a mangiare sul marciapiede, ma magari le persone più anziane di me o chi vuole riposarsi vorrebbero stare più comodi.
  5. L'esposizione di prodotti finti. Terribile il maiale di plastica.
L'albero della Vita