La prima volta che sono partita per Galway non sapevo né dove si
trovasse esattamente né tantomeno che cosa mi aspettasse. Atterrata
all'aereoporto di Shannon, trovai con facilità l'autobus che mi avrebbe portato in città: con gli occhi incollati al finestrino osservavo intorno a me distese di campi verdissimi e un cielo grigiastro poco raccomandabile. La musica dell' Ipod che avrebbe dovuto tranquillizzarmi si rivelò inutile: ero già calmissima, nonostante dentro di me esplodesse la curiosità per l'avventura che stavo per vivere. Un lungo, intenso, divertente e pazzo anno in Irlanda.
Premete play alla canzone e buona lettura!
Una volta arrivata mi sentii stranamente a casa anche se non capivo una parola di quello che mi dicevano. Avevo già fatto altri viaggi e studiavo lontano da casa ma la consapevolezza che quella sarebbe stata la mia nuova dimora per un periodo così lungo mi elettrizzava e mi spingeva a buttarmi con il mio inglese scolastico.
Un brulicare di gente si muoveva qua e là per Eyre Square, la piazza principale; alcuni ragazzi giocavano a rugby, a calcio gaelico o hurling; altri studiavano sdraiati sul prato ; le ragazze con vestiti dai colori sgargianti improvvisavano sfilate in un tardo pomeriggio di fine estate.
Mi sentivo una spettatrice che piano piano entrava a far parte di quel mondo sconosciuto mentre percorrevo Shop Street gremita di negozi di souvenir, ristorantini tipici e un pub dietro all'altro (rimasi sorpresa nel vedere la gente che beveva la guinness alle 11 del mattino ignara del fatto che da lì a poco l'avrei fatto anche io...). Come Alice nel Paese delle Meraviglie camminavo con il naso all'insù per ammirare le casette colorate, le viuzze traverse; rimasi estasiata dalla musica che proveniva dai negozi, dai pub, dai ragazzi in strada che con chitarre, bonghi,jambé e arpe incantavano e invitavano i passanti a unirsi al coro, dalle case antiche con le loro torri, dal mercatino rionale…
Mi lasciai trasportare dalla folla fino a Quay Street, una via stretta e tortuosa che conduce là dove il fiume Corrib sfocia finalmente nell'Atlantico; le casette colorate di Claddagh , l'antico quartiere dei pescatori, fanno da guardia alla baia, mentre la pista ciclabile attraversa i prati fino a Salthill, centro turistico balneare. Con il tempo scoprii quanto mi piaceva distendermi su questi prati a osservare in religioso silenzio l'oceano bluastro spesso arrabbiato e un cielo così bello da sembrare finto. Osservavo l'arcobaleno chiedendomi se al di là di esso esistessero davvero i Leprechaun che nascondono il tesoro e provavo un senso di pace così grande che non ho più ritrovato finora.
E' in questa atmosfera Medievale-Bohemienn, che ogni anno, il 17 marzo, si ritrovano centinaia di persone per festeggiare San Patrizio dopo la sfilata per le vie del centro, armati di bandiere, parrucche, travestimenti e gadget (e ovviamente tanta birra), il tutto in perfetto stile Irish.
La cultura irlandese a Galway è così fortemente sentita ( in alcune zone parlano ancora il Gaelico) che è impossibile non farsi trascinare dall’atmosfera frizzante che la circonda. Infatti basta entrare in uno dei tanti pub per trovarsi a fare due chiacchiere con un vecchio pescatore o mettersi a cantare con un gruppo di australiani. Dal King’s Head dove suonano musica dal vivo al Quays, famoso locale a forma di nave, al Crane, il più antico pub di Galway dove i musicisti incantano il piccolo pubblico suonando il violino seduti al tavolo, al Roisin Dubh, melting pot di giovani e non provenienti da tutto il mondo e aperto fino a tarda notte, al Monroe’s, le occasioni di divertirsi non mancano (si dice che nella contea ci siano ben 300 pub!)! E chi preferisce fare l’alba non può perdersi il Cp’s, il Cuba, il Gpo per scatenarsi a ritmo di dance anni ’90 e hip hop in pieno centro città.
Galway è il sorriso di una Galway girl (famosa
canzone dedicata alle giovani del posto), è la malinconia del suo cielo
che cambia in continuazione, è la bellezza mozzafiato delle Cliffs of
Moher, le altissime scogliere (fino a 200 metri) a picco sull’oceano, è
l’aria leggendaria che si respira alle Isole Aran (da percorrere
assolutamente in bicicletta per godere appieno del panorama), è la pace
che infonde il Connemara…. È bere la Guinness nel primo pomeriggio, è
guardare una partita di rugby in un pub tifando per l’ Irlanda, è
passeggiare per le vie del centro guardando i passanti e sentirsi a
casa, perché è proprio vero: Irish eyes are smiling……
Premete play alla canzone e buona lettura!
Una volta arrivata mi sentii stranamente a casa anche se non capivo una parola di quello che mi dicevano. Avevo già fatto altri viaggi e studiavo lontano da casa ma la consapevolezza che quella sarebbe stata la mia nuova dimora per un periodo così lungo mi elettrizzava e mi spingeva a buttarmi con il mio inglese scolastico.
Un brulicare di gente si muoveva qua e là per Eyre Square, la piazza principale; alcuni ragazzi giocavano a rugby, a calcio gaelico o hurling; altri studiavano sdraiati sul prato ; le ragazze con vestiti dai colori sgargianti improvvisavano sfilate in un tardo pomeriggio di fine estate.
Mi sentivo una spettatrice che piano piano entrava a far parte di quel mondo sconosciuto mentre percorrevo Shop Street gremita di negozi di souvenir, ristorantini tipici e un pub dietro all'altro (rimasi sorpresa nel vedere la gente che beveva la guinness alle 11 del mattino ignara del fatto che da lì a poco l'avrei fatto anche io...). Come Alice nel Paese delle Meraviglie camminavo con il naso all'insù per ammirare le casette colorate, le viuzze traverse; rimasi estasiata dalla musica che proveniva dai negozi, dai pub, dai ragazzi in strada che con chitarre, bonghi,jambé e arpe incantavano e invitavano i passanti a unirsi al coro, dalle case antiche con le loro torri, dal mercatino rionale…
Mi lasciai trasportare dalla folla fino a Quay Street, una via stretta e tortuosa che conduce là dove il fiume Corrib sfocia finalmente nell'Atlantico; le casette colorate di Claddagh , l'antico quartiere dei pescatori, fanno da guardia alla baia, mentre la pista ciclabile attraversa i prati fino a Salthill, centro turistico balneare. Con il tempo scoprii quanto mi piaceva distendermi su questi prati a osservare in religioso silenzio l'oceano bluastro spesso arrabbiato e un cielo così bello da sembrare finto. Osservavo l'arcobaleno chiedendomi se al di là di esso esistessero davvero i Leprechaun che nascondono il tesoro e provavo un senso di pace così grande che non ho più ritrovato finora.
E' in questa atmosfera Medievale-Bohemienn, che ogni anno, il 17 marzo, si ritrovano centinaia di persone per festeggiare San Patrizio dopo la sfilata per le vie del centro, armati di bandiere, parrucche, travestimenti e gadget (e ovviamente tanta birra), il tutto in perfetto stile Irish.
La cultura irlandese a Galway è così fortemente sentita ( in alcune zone parlano ancora il Gaelico) che è impossibile non farsi trascinare dall’atmosfera frizzante che la circonda. Infatti basta entrare in uno dei tanti pub per trovarsi a fare due chiacchiere con un vecchio pescatore o mettersi a cantare con un gruppo di australiani. Dal King’s Head dove suonano musica dal vivo al Quays, famoso locale a forma di nave, al Crane, il più antico pub di Galway dove i musicisti incantano il piccolo pubblico suonando il violino seduti al tavolo, al Roisin Dubh, melting pot di giovani e non provenienti da tutto il mondo e aperto fino a tarda notte, al Monroe’s, le occasioni di divertirsi non mancano (si dice che nella contea ci siano ben 300 pub!)! E chi preferisce fare l’alba non può perdersi il Cp’s, il Cuba, il Gpo per scatenarsi a ritmo di dance anni ’90 e hip hop in pieno centro città.